giovedì, maggio 20, 2010

Farà prima l’Estonia ad entrare nell’ Eurozona o qualche stato membro ad uscirne?

E’ il momento di giocare in difesa, lasciamo stare le azioni di qualunque tipo per il momento, emergenti ed emerse, e focalizziamoci sulla difesa del proprio patrimonio.

Si fa un gran parlare di Euro in caduta libera sui nostri media. Possiamo pensare invece che fino ad ora sia in atto un riallineamento, un ritorno all’equilibrio tra i cambi? Secondo me è normale che le valute di certi paesi con economie in grande espansione e con bassi indebitamenti, come per esempio quelle asiatiche, debbano apprezzarsi nei confronti di altre, rientra nel naturale svolgimento delle cose. Addirittura oltreoceano sul valore della nostra moneta, siti finanziari importanti come Marketwatch si domandano: “Misteri della crisi sul debito, chi sostiene l'Euro?”.



Per valutare tali affermazioni cercherò di avere una impostazione più asettica possibile, relativamente alla crisi di fiducia che certi governi europei stanno ricevendo. Accantonando quindi tali problematiche, non di poco conto, si può facilmente verificare che negli ultimi anni c'è stata una forte diversificazione globale sul fronte valutario: molti governi hanno abbandonato il dollaro come unica moneta di riferimento, in favore di altre divise tra cui l'euro. Questi movimenti hanno spinto in alto le quotazioni della nostra moneta e il valore attuale, quindi, non possiamo considerarlo basso. Nel 2002 infatti valeva attorno a 0,8 dollari e, superata la parità nel 2003, a fine 2006 quotava 1,2 dollari. Verso fine luglio 2008 era alla soglia di 1,56, e oggi è tornato sotto 1,23 dollari, i valori di 4 anni fa circa.

A questo punto dobbiamo capire se i cambi sono equilibrati, anche se, certi ragionamenti, sarebbe meglio farli a mercati stabili e non durante una crisi. Per fare ciò, comunque, si può utilizzare modelli che sfruttano variabili come il il rapporto tra Pil nominale e quello reale, il costo del lavoro per unità di prodotto, l'inflazione o altre teorie della parità dei poteri di acquisto. Prendiamo per esempio le valute delle due più importanti economie mondiali: USA e Cina, dalle quali, da inizio anno, l’euro, si è svalutato di un 15% circa. Alla luce di queste analisi emerge che un valore equo dell'euro, nei confronti, del dollaro, dovrebbe essere situato nell'intervallo tra 1,10 e 1,15 dollari. Quindi, al di sotto dell'attuale quotazione di 1,24 circa. Il Renminbi o Yuan, la moneta del popolo, come la chiamano in Cina, è stata svincolata dalla conversione fissa con il dollaro nel luglio del 2005 e adesso è agganciata ad un paniere di valute con una fluttuazione controllata. Il tasso di cambio attuale della valuta cinese è di circa 6,83 renminbi per dollaro statunitense ma il suo valore reale, secondo il fondo monetario internazionale, è circa il doppio. E’ logico che adesso molti sono gli interessi a tenere basso il valore della moneta cinese: da quello delle esportatori cinesi, a i vantaggi per l'occupazione interna e gli attivi nella bilancia dei pagamenti (e conseguenti passivi nelle bilance dei pagamenti e bassa occupazione dei paesi sviluppati) che hanno portato il paese ad accumulare quelle che sono di gran lunga le più ingenti riserve valutarie al mondo in termini di valore (il 20% del debito estero americano è finanziato dai cinesi). A tutto questo si sommano gli interessi delle società occidentali che hanno spostato la produzione in Cina, che consentono grandi margini di guadagno.



Considerato questo credo che la nostra moneta subirà ulteriori svalutazioni, a prescindere dalla crisi del debito e di fiducia di alcuni stati sovrani.



Certo se poi, al fine di prendere decisioni riguardo la tutela del proprio patrimonio, ci aggiungiamo i ricordi di quello che accadde, con il dollaro al posto dell’euro, in Argentina nel 2001/2002, si può capire perché importanti economisti e studiosi di mercati internazionali oggi affermano che la strada per l’uscita da questa crisi sia segnata e molti scommettono sulla fine dell’ Euro. Della serie: farà prima l’Estonia ad entrare nell’Eurozona (gennaio 2011) o qualche stato membro ad uscirne?



Nella speranza che non vengano coinvolti altri paesi membri, a me piace credere ancora che gli interessi comunitari prevarranno, ma non potremo prescindere, salvando la Grecia, da una svalutazione guidata che risulterà competitiva e vantaggiosa per la nostra economia nel corso dei prossimi anni. Ma una cosa è parlare della futura crescita economica un'altra invece è salvaguardare i propri risparmi adesso. Siamo ancora in tempo, forse il cross Euro/$ non tornerà a 0,8 però…



Cari saluti



GIANLUCA CECCHINI

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