lunedì, febbraio 14, 2011

Previsioni oltraggiose per un anno delicato...

XXXX una banca di investimenti di rilievo internazionale specializzata nel trading e negli investimenti online su tutti i mercati finanziari internazionali; ogni anno, i suoi economisti stabiliscono dieci previsioni definite “oltraggiose”, perché poco probabili, ma che se si dovessero realizzare produrrebbero un impatto sui portafogli straordinario.

L’anno scorso, tre di queste previsioni si sono veramente realizzate , e sono:

- gli Stati Uniti hanno effettivamente assistito alla nascita di un terzo partito (Tea Party);

- la rendita delle obbligazioni tedesche è caduta al 2,25% (ad agosto);

- il prezzo dello zucchero ha realmente perso un terzo del suo valore (a maggio).

Insomma il folle 2010 ha dimostrato che ben tre su dieci di quelle che a inizio anno erano state definite come previsioni poco probabili o per niente probabili si sono rivelate la pura verità, riempiendo d’orgoglio quelli della XXXX, che puntualmente, anche perché rinvigoriti dal “successo”, sono tornati alla carica quest’anno “sparandone” di nuove. Dato il corso degli eventi di questi anni, è probabile anche che facciano un bel bis, indovinando anche nel 2011 qualche possibile stravolgimento nei mondi della finanza, della politica e dell’economia. Vediamo cosa hanno ideato quest’anno:

1. Il Congresso americano bloccherà il QE3 (nuova iniezione monetaria). La Federal Reserve sarà sul banco degli imputati nel secondo semestre. La sua politica monetaria ha prodotto crisi immobiliari e bancarie, oltre che una fetta importante dell’aumento del debito pubblico. Il Congresso dovrebbe impedire alla Federal Reserve di raddoppiare il suo bilancio e forse persino condurla a riconsiderare il suo doppio mandato di stabilità dei prezzi e di bassa disoccupazione.

2. Apple comprerà Facebook. Steve Jobs ha proposto un partenariato a Facebook, ma i negoziati non hanno condotto a un accordo che rendesse tutti contenti. Apple probabilmente tenterà l’offerta.

3. Il dollaro guadagnerà il 25%. L’economia mondiale sembra riprendersi, ma le turbolenze potrebbero arrivare dalla Cina, in particolare da un rallentamento del settore industriale. Con le economie europee e giapponese in difficoltà, il dollaro potrebbe guadagnare un buon 25%.

4. Il rendimento delle obbligazioni americane sui 30 anni cadrà al 3%, approfittando della ricerca di un “valore rifugio”.

5. Il dollaro australiano perderà il 25% nei confronti della sterlina, visto che l’Inghilterra sembra ritrovare i suoi valori ancestrali: il lavoro, il risparmio e la crescita. L’Australia, al contrario, soffrirebbe di eventuali instabilità cinesi.

6. Il petrolio salirà a 100 dollari, sulla scia delle previsioni di ricrescita americana, prima di perdere un terzo del suo valore.

7. Il gas naturale guadagnerà il 50% grazie a un netto aumento della domanda.

8. L’oro salirà a 1800 dollari l’oncia, approfittando della “guerra delle monete”.

9. L’indice S&P 500 delle azioni americane supererà il suo livello record del 2007 e guadagnerà il 30% sull’effetto della politica monetaria, e questo anche se non sarà seguita dall’economia reale.

10. L’indice delle azioni russe (RTS- Russian Trading System) raddoppierà di valore, approfittando inizialmente dell’aumento del petrolio, ma anche di una valutazione particolarmente vantaggiosa, a un PER (Price-Earnings Ratio, rapporto prezzo/utili) di sole 8,6volte.

Un’analisi particolareggiata, molto tecnica ovviamente, ma di sicuro c’è che non si tratta di ipotesi del tutto campate in aria. Alla XXXX si conta di centrare il bersaglio con una delle previsioni in particolare? La risposta è sì: per il responsabile del consiglio sul mercato, la previsione “oltraggiosa” che produrrà il più forte impatto sui portafogli sarà la prima.

Sarà tutto l’edificio a crollare” ha dichiarato in un’intervista al Temps. A noi non resta altro da fare che vedere come si sviluppano le cose, sperando di non sentire la “botta”, segno che il crollo non sarà avvenuto, e che l’economia americana, tuttora la più forte al Mondo, non avrà mandato il sistema finanziario internazionale nel parapiglia.

[fonte riservata]

giovedì, febbraio 10, 2011

...e l'FMI recita il mea culpa....

Il Fondo monetario ha fallito clamorosamente nel lanciare l'allarme sui rischi che hanno portato alla crisi globale, anche a causa del suo sostegno a politiche di regolamentazione e di pratiche nel settore della finanza che sono state fra le cause della crisi stessa.
Le durissime critiche al comportamento del Fondo, giudicato troppo influenzato dai grandi paesi industriali, sono contenute in un rapporto pubblicato ieri dall'ufficio di valutazione indipendente dell'Fmi. Il capo dell'istituzione di Washington, Dominique Strauss-Kahn, ha accettato di dover fare un "mea culpa", aggiungendo però che alcune delle lacune che hanno portato al fallimento dei compiti di sorveglianza sono state in parte corrette con le riforme avviate dal Fondo dopo la crisi e dirette al rafforzamento della sorveglianza, soprattutto preventiva, e a una maggior attenzione alla solidità dei sistemi finanziari.
Curiosamente, il rapporto esce subito dopo la denuncia dell'ex capo economista dell'Fmi, Raghuram Rajan (in un articolo sul Sole 24 Ore di martedì scorso), sull'incapacità degli economisti di prevedere la crisi: proprio Rajan era stato fra i pochi, già nel 2005, ad allertare sulla possibilità di una grave crisi, ma i suoi interventi avevano avuto scarsa eco nei pronunciamenti ufficiali del Fondo. Questi vengono a volte ammorbiti per evitare contrasti con i più importanti paesi membri.
L'abilità dell'Fmi di identificare correttamente i crescenti rischi è stata ostacolata tra l'altro, secondo il rapporto, dalla convinzione che una severa crisi finanziaria nei paesi avanzati fosse improbabile. Il Fondo riteneva che i mercati finanziari fossero fondamentalmente solidi e le grandi banche in grado di affrontare i problemi più prevedibili: questo ha portato a ridurre il senso di urgenza nel risolvere le situazioni a rischio. Il rapporto è particolarmente critico nei confronti delle procedure di sorveglianza bilaterale esercitate dall'Fmi su Stati Uniti e Gran Bretagna, dove i sistemi finanziari hanno poi rivelato enormi pecche. Mesi dopo lo scoppio della crisi, nell'immimenza del tracollo di Lehman, il Fondo aveva affermato che «il peggio è passato». Il documento dedica un'analisi specifica agli Usa e all'ottimismo del Fondo sull'innovazione finanziaria e al ritardo nell'individuazione dei rischi. Spesso, secondo il rapporto, l'istituzione di Washington ha abbracciato le tesi delle autorità americane, soprattutto la Federal Reserve, in difesa della grande finanza Usa.
Negli anni passati, dice lo studio, l'Fmi ha correttamente insistito sulla pericolosità degli squilibri globali, ma non ha saputo collegarli ai rischi sistemici per il settore finanziario.
I paesi industriali, tra l'altro, non erano stati inclusi nell'esercizio per identificare le vulnerabilità iniziato dppo la crisi asiatica della fine degli anni 90. I paesi emergenti hanno ripetutamente lamentato i due pesi e due misure della sorveglianza dell'Fmi, spesso aspra nei confronti delle loro politiche economiche, ma molto più blanda nei confronti delle principali economie avanzate.

Giappone e GB...aumentano i timori sul debito e il deficit di bilancio...

Il livello del debito e il deficit di bilancio del Giappone "sono insostenibili nel medio termine" e il Governo deve agire con un piano misure di contenimento.

È quanto chiede il vicedirettore generale del Fondo monetario internazionale (Fmi), Naoyuki Shinohara, in conferenza a Tokyo.

Per Shinohara "se persisterà la situazione attuale del bilancio, si verificheranno di sicuro problemi" auspicando che nel paese si raggiunga "al più presto un accordo su un piano di consolidamento del bilancio".

Shinohara ha anche sottolineato che le banche giapponesi devono rafforzare ulteriormente il capitale e gli accantonamenti per centrare gli standard internazionali, ricorrendo principalmente ad aumenti di capitale.

Thomas Byrne, vicepresidente senior di Moody's ha indicato che Moody's non prevede azioni sul rating sovrano del Giappone e conferma la valutazione di AA2 con prospettive stabili. A fine gennaio Standard & Poor's, invece, aveva abbassato il rating del Giappone di un gradino ad AA-.

Intanto dalla Gran Bretagna arrivano i dati relativi al deficit commerciale di dicembre. Nell’ultimo mese dello scorso anno il disavanzo commerciale nel Regno unito è stato pari a 9,2 miliardi di sterline, cifra record dal lontano 1980.

Per l'intero 2010, i dati preliminari diffusi dall’Istituto di statistica nazionale indicano un rosso di 97,4 miliardi rispetto agli 82 miliardi del 2009.

Lo scorso lunedì 31 gennaio il premier David Cameron aveva ribadito che l'economia inglese necessita di fiducia dei consumatori e delle imprese e ''il modo migliore per far crescere la fiducia e' intervenire su deficit e debito pubblico''. ''La cosa peggiore che possiamo fare e' dire che non stiamo abbattendo il nostro debito'', aveva detto Cameron alla BBC, aggiungendo che il 2011 sarà un anno difficile ''ma il governo ha imboccato la strada giusta e la gente comprende quanto stiamo facendo''. Il premier aveva anche sottolienato che ''se non interveniamo su deficit e debito pubblico potremo trovarci nella situazione di Grecia e Irlanda''.