giovedì, novembre 25, 2010

Le terre rare, un' arma commerciale cinese sconosciuta...

Les terres rares, une arme commerciale chinoise méconnue

Le tensioni internazionali su eventuali restrizioni cinesi all' esportazione delle Terre rare aumentano. Sconosciute dal grande pubblico, questi preziosi minerali sono essenziali alla fabbricazione di prodotti molto ricercati in occidente.....
Non c' é solo lo Yuan e la politica dei tassi di cambio praticati dalla Cina che irritano il resto del mondo. Ci sono anche le Terre rare. La situazione in questo settore, si é talmente aggravato questi ultimi tempi al punto che, il segretario di stato americano, Hillary Clinton, ha ufficialmente chiesto alla Cina di garantire un " commercio senza ostacoli " di questi minerali.
Ma di cosa si parla.....
Cosa sono le Terre rare? ...... Le Terre rare racchiudono 17 minerali dai nomi talmente sconosciuti al grande pubblico come il Samarium, .. o l'Europium, e nelle quali ( le terre rare ) si trovano alcune materie prime essenziali alla produzione di prodotti molto ricercati dai consumatori o dai militari. L' Iidium permette di fabbricare gli schermi piatti per le televisioni, ... il Tungstène é un materiale indispensabile per la costruzione di teste per missili, mentrer l' Antinium entra nella composizione dei semi-conduttori. ...
Senza le Terre rare cinesi, niente telefonini portatili, niente iPod e niente automobili elettriche, niente diesel etc.......
Qual' é il peso della Cina nella produzione delle Terre rare? .... Attualmente il 97 % delle Terre rare provengono dalla Cina. I giacimenti di questi minerali molto ricercati si concentrano in 3 regioni del paese. L' estrazione da spesso luogo a miniere clandestine, come nella Mongolia-interna dove le condizioni di lavoro dei minatori sono spesso oggetto di critiche da parte delle organizzazioni di difesa dei diritti umani.....

Come é iniziato il conflitto? .... Le prime denuncie contro la Cina sono venute dal Giappone. Pechino avrebbe allora proibito a molte navi di lasciare i porti cinesi per approvvigionare il Giappone. Se la Cina se ne difende, parecchi analisti stimano che l' Impero du Milieu avrebbe preso questa decisione in ritorsione al conflitto su le " acque territoriali " che oppongono i due paesi e che si é aggravata a fine Settembre......

In seguito Washington si é ugualmente preoccupato di eventuali restrizioni all' esportazioni di Terre rare. La Cina non avrebbe apprezzato molto l' apertura di un' inchiesta negli Stati-Uniti sulle sovvenzioni accordate all' esportazione di tecnologie " verdi " da parte delle autorità cinesi. Un conflitto commerciale condannato a esplodere un giorno o l' altro: ... in effetti, la Cina utilizza sempre piu le Terre rare per la propria produzione. Dal 2005 il volume delle Terre rare che la Cina esporta calano del 5% l' anno.

La Cina é il solo produttore di Terre rare? ... Le terre rare, in effetti non sono poi cosi rare.... Gli USA concentrano, per esempio il 15 % delle risorse mondiali e negli anni '80, assicuravano il 50% della produzione mondiale. L' Australia e l' Indonesia ne sono abbastanza ricche. Ma tutti hanno abbandonato alla Cina l' estrazione di queste materie prime. Un' errore strategico? .. Forse.. e secondo alcuni specialisti la domanda mondiale di Terre rare cresce attualmente del 15 % annuo tanto da spingere alcuni pasi come gli USA o l' Australia a riaprire alcune miniere.

La presa di controllo del mercato mondiale da parte della Cina é dovuta ad una politica dei prezzi molto aggressiva. Il prezzo del néodyne era compreso tra 30 e 35$ il kilo inizio 2002, é poi sceso a 5$. Con l' aumento esorbitante del prezzo delle materie prime e l' aumento della domanda, il prezzo é risalito a 35$ il kilo nel 2007. Ormai il néodyme si scambia a circa 30$. Questa situazione ha condotto gli altri grandi attori del mercato a chiudere la loro produzione. Rhône-poulenc ( diventata Rhodia ) aveva chiuso le sue miniere in Australia e in Africa del sud negli anni '90 e gli americani hanno fatto la stessa cosa.

La situazione é molto preoccupante per il controllo della Cina su questo mercato. Ad inizio degli anni '90, Deng Xiaoping aveva poclamato che .. " le Tere rare sono alla Cina quello che il Petrolio é per il Medio-Oriente " .... La situazione attuale gli sta dando ragione..........

PS: .... i 17 minerali.....le lanthane, le cérium, le praséodyme, le néodyme, le prométhéum, le samarium, l’europium, le gadolinium, le terbium, le dysprosium, le holmium, l’erbium, le thulium, l’ytterbium, le lidium, le tungstène et le lutetium.


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Ciao.... 1lm Luciano

mercoledì, novembre 24, 2010

Caos economico...il buonsenso o la formula magica Svizzera.....

Le teorie politiche ed economiche fioriscono come cardi selvatici quando le persone non sanno esattamente in quale direzione andare. La Svizzera in questa cacofonia possiede un argomento di peso.....
Nel 1914, John Alexander Smith, professore di filosofia a Oxford, aveva aperto la prima sessione di una serie di corsi come segue: .. " Signori, vi state imbarcando in un ciclo di studi che vi offrirà un nobile avvenire. Dopo questa precisazione permettetemi di essere molto chiaro in merito. Niente di tutto quello che imparerete durante questi studi vi sarà di una qualsiasi utilità per il seguito, eccezion fatta per una cosa: ... " se lavorerete duro e con intelligenza, avrete almeno la possibilità di individuare il falso quando una persona vi parlerà, e questo .. " a parer mio " .. é la principale, se non la sola ragione d' essere dell' educazione ....
É grazie a questa filosofia pratica e il voto diretto degli Svizzeri che questo paese é gestito meglio delle contrade vicine ed anche quelle di oltre-mare. Il buonsenso premia ancora sul politicamente corretto nonostante sia aggredito ( dall' interno come dall' esterno ) da un diluvio di parole che promettono il paradiso grazie a dei programmi politici che non hanno mai funzionato da nessuna parte......
Lo sgomento ottenuto dalla perdita totale del controllo delle funzioni finanziarie é un' opportunità con la quale questi .. " Messierurs " .. vi propongono qualsiasi cosa senza il minimo riguardo per le conseguenze....
Certo, bisogna avere il cuore aperto, ma prima di tutto bisogna riflettere senza tener conto delle buone parole dei guru e dei politici che ci spiegano come e perché hanno la formula magica che storicamente si é rivelata sempre una catastrofe nella sua applicazione. Quest' ultimi hanno un solo obbiettivo: " ottenere o mantenere il potere ad ogni costo e conservare, a vostre spese, una confortabile posizione.
.. Chiedendo ad un grande avvocato .. " perché lei vota per quello o quell' altro cretino ? " .., é stata ottenuta questa edificante risposta .. " Bisogna assolutamente votare per lui. Cosi siamo sicuri che farà delle cretinate e di fatto garantirà il nostro pane quotidiano e ci fornirà uno stock inesauribile e di processi " ....


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1lm Luciano

AREA EURO...

Vi giro una nota molto interessante scritta da nostri collaboratori sulle recenti discussioni sulla riforma del patto di stabilita' e sulla creazione di un meccanismo permanente di gestione della crisi del debito all'interno dell'Area Euro.

Il tema va seguito con molta attenzione per i forti impatti che potrebbe avere sull'Area. Da quando e' iniziato il dibattito gli spread sui paesi periferici hanno per il momento ricominciato ad allargarsi in maniera significativa.

L’AREA EURO PROVA A RIFORMARE LA POLITICA FISCALE: GIUSTI GLI OBIETTIVI; MA ARDUO E RISCHIOSO REALIZZARLI

La crisi del debito sovrano scatenatasi questa primavera ha reso drammaticamente evidente la necessità di una riforma della politica fiscale all’interno dell’area euro.

Il Consiglio Europeo del 28/29 ottobre ha fatto concretamente un primo passo in tale direzione, decidendo di:

1) Riformare il Patto di Stabilità e Crescita, per renderlo più capace di prevenire la deriva dei conti pubblici. Pur andando nella direzione corretta, la riforma è meno ambiziosa di quella avanzata dalla Commissione e dalla BCE.

2) Predisporre un meccanismo permanente per affrontare la crisi di uno stato dell’area euro, per evitare il ripetersi di quanto accaduto questa primavera con la crisi greca. Tale meccanismo potrebbe prevedere anche il coinvolgimento del settore privato, che sarebbe pertanto chiamato a sostenere un costo, accanto ai contribuenti.

E’ quest’ultima la novità di rilievo del Consiglio di Ottobre, molto diversa dall’impostazione finora adottata con il Fondo Europeo di Stabilità Finanziaria (European Financial Stability Facility, EFSF, nato questa primavera per arginare il contagio derivante dalla crisi greca e di durata triennale).

Quali potrebbero essere le conseguenze:

· Se realizzato efficacemente, questo meccanismo potrebbe ridurre l’azzardo morale e rafforzare così la disciplina e la tenuta dell’area euro.

· Però, andando a toccare aspetti che potrebbero richiedere la riformulazione del Trattato (a meno di un anno dall’entrata in vigore della riforma di Lisbona e dopo 8 anni di estenuanti trattative per partorirla), avvia un percorso politico/istituzionale dai risvolti incerti e difficilissimo da realizzare nei tempi previsti oggi dal Consiglio (il 2013).

· Soprattutto, le conseguenze di breve periodo per i paesi periferici potrebbero essere molto negative. Questi ultimi, di fronte ad un nuovo allargamento degli spread dei propri titoli di stato contro quelli della Germania, già iniziato subito dopo la decisione del Consiglio a causa della revisione al rialzo del rischio di default da parte del mercato, potrebbero paradossalmente decidere di gettare la spugna e chiedere l’accesso al EFSF prima che scada nel 2013.

· Infine, non vanno ignorate le preoccupazioni della BCE in merito al rischio sistemico di breve periodo di un default di uno stato membro per il sistema bancario dell’area euro, e non da ultimo anche per il bilancio della stessa BCE, costretta a maggio dalla pressione degli eventi ad avviare un programma di acquisto di titoli di stato dei paesi periferici, ma in un contesto in cui il default di un paese membro era escluso categoricamente.

1. La decisione del Consiglio

La riforma del Patto adottata dal Consiglio è una versione più debole di quanto proposto della Commissione Europea:

1) Al posto di un sistema di regole automatiche, avanzata dalla Commissione, resta al Consiglio la flessibilità di valutare caso per caso.

2) Sono predisposte sanzioni più incisive, ma che non scattano immediatamente sulla base della valutazione della Commissione, serve una decisione del Consiglio.

3) Viene invece accolta la proposta di elaborare “un meccanismo di macro-sorveglianza”, che valuti non solo le finanze pubbliche di uno stato, ma anche l’indebitamento del settore privato e la posizione competitiva di un paese. In quest’ambito non sono però previste sanzioni, al contrario di quanto auspicava la BCE.

Resta pertanto al Consiglio Europeo ancora un notevole arbitrio politico, che ha impedito al Patto di Stabilità di funzionare a dovere in precedenza e che non soddisfa la richiesta di maggiore automatismo invocata dalla BCE.

In cambio del sì tedesco a questa riforma più annacquata, voluta dalla Francia e dai paesi mediterranei, la Germania ha però ottenuto che si decidesse di predisporre un meccanismo permanente di risoluzione della crisi di un paese membro.

Il Consiglio inizierà a discuterne i dettagli dal prossimo meeting di dicembre. Si vuole disegnare una riforma “leggera”, che non vada a modificare il Trattato (non è chiaro però fino a che punto questo sarà possibile) e che sia coerente con la clausola di “non-salvataggio” iscritta nello stesso. Pertanto, verrà contemplata anche la partecipazione del settore privato. Significa che un eventuale piano di salvataggio di uno stato membro in difficoltà potrebbe includere, come parte dell’accordo di ristrutturazione, anche la sospensione dei pagamenti degli interessi e/o la perdita di parte del capitale prestato dall’investitore.

2. La posizione della BCE

La BCE ha manifestare direttamente la propria insoddisfazione in una nota diffusa al Consiglio, che si accingeva a discutere la riforma. E’ inusuale che la BCE prenda una posizione così forte, ma quest’ultima avrebbe preferito che gli stati facessero fin da subito il massimo per rafforzare la credibilità delle finanze pubbliche (con un maggiore automatismo delle sanzioni), invece che imbarcarsi in una riforma del Trattato.

La BCE è anche molto preoccupata per le potenziali ripercussioni negative nel breve periodo sui paesi periferici e sul sistema bancario dell’area, nonché sul proprio bilancio, visto che a maggio è stata chiamata a partecipare al “salvataggio della periferia”.

Per la BCE, inoltre, è velleitario credere che possa esistere qualche cosa come un meccanismo “ordinato” di default: disegnare e implementare un piano simile nella pratica è molto difficile.

Ma a nostro avviso l’aspetto che più la disturba è il timore che, se si inizia a parlare di default, venga meno l’incentivo dei paesi dell’area euro a fare le riforme strutturali necessarie.

3. Conclusione: impatti sul mercato

Parlare di default di uno stato membro in un momento in cui i paesi periferici sono così tanto in difficoltà è estremamente rischioso:

1. Il mercato riprezzerà verso l’alto il rischio di default e l’allargamento ulteriore degli spread potrebbe rendere impossibile il risanamento delle finanze pubbliche. Paradossalmente, dal punto di vista di un paese periferico che si trova oggi in difficoltà, il nuovo meccanismo potrebbe incentivare la richiesta di accedere ai fondi del EFSF, finché disponibili, posto che dal 2013 in poi il rischio di default aumenterà sensibilmente.

2. Appare molto probabile a questo punto che la Grecia sarà chiamata a ristrutturare il proprio debito nel 2013.

3. Infine, se per realizzare la riforma proposta dalla Germania bisognerà riscrivere il Trattato, e posto che non è credibile che un’impresa del genere riesca entro il 2013, non escludiamo che il mercato ricominci a prezzare anche il rischio che la Germania, frustrata dall’insuccesso, decida di uscire dall’area euro.

Per concludere: la proposta tedesca è corretta, coraggiosa e resta l’unica possibile per tenere unita l’area euro nel lungo termine: gli stati virtuosi non devono pagare gli errori di quelli irresponsabili. Ma rappresenta una sfida politico/istituzionale notevole, che rischia nel breve di acuire lo stress sui paesi periferici e vanificarne gli sforzi di aggiustamento.

GIANLUCA CECCHINI

giovedì, novembre 18, 2010

Siderografo di Bradley 2011...

Dal 15 novembre il siderografo ci dice che i mercati stanno attraversando una fase piatta che potrebbe proseguire fino alla metà di febbraio 2011 (17/02), successivamente si lancerà in un fortissimo rally direzionale (in quale direzione però il siderografo non ce lo dice!!!) fino al 29-30 luglio 2011, dopodiché tornerà nuovamente laterale fino alla fine dell'anno.

sabato, novembre 06, 2010

La FED, la politica monetaria...e l'..."uomo nero"...

Io sono anti-keynesiano....ma se adesso negli USA ci fosse un economista della "teoria austriaca"
il  conto lo starebbero già pagando gli ultimi.....  
Bisogna ringraziare il cielo che la politica dell'...."uomo nero"....ha già iniettato 1600 mld di  dollari 
e probabilmente ne inietterà ancora...perchè in base alla Taylor Rule ne servirebbero almeno 
altri 2.500/3.000 mld  di dollari per riequilibrare il mercato, considerando che la curva è negativa.  

La generazione nata tra il 1965 e il 1980 sarà portata alla fame.  

Banco o non banco.  

(stampando si genera inflazione e si diminuisce il potere d'acquisto,  
lasciando correre si stacca la spina e si ferma l'economia...in entrambi i  casi, 
chi possiede 100 dollari oggi, tra ventanni non potrà comprarci  niente...o li avrà già spesi 
senza possibilità di riguadagnarli, lavorando!)   

P.S. Naturalmente nel breve...nonostante tutto...i mercati saliranno...perchè  il denaro stampato
non finirà mai nelle tasche degli ultimi, ma essendo in  mano alle banche inonderanno il mondo 
degli investimenti (equity- fixed&more...). 
Qualcuno prevede per i prossimi 6 mesi lo S&P oltre 1400, il  BUND intorno a 140 e il cross euro/dollaro 
tra 1,55 e 1,60.....   

Poi arriverà un altro crack (quello delle carte di credito?!?).   

Io che non sono economista penso che se continueranno su questa strada nei  prossimi ventanni 
assisteremo ad un andamento a "pettine" degli indici  azionari....guardando lo S&P pare che 
i primi due denti siano già stati  fatti....e la punta del terzo vada a compimento intorno al 2012....