martedì, ottobre 16, 2007

Petrolio e Geopolitica...

Il rialzo per il petrolio continua senza soste, il contratto di novembre ha segnato dei nuovi massimi sfiorando gli 88 $ per barile. Le tensioni sul mercato arrivano dal medio oriente dove il governo turco ha chiesto autorizzazione al parlamento per attaccare i Kurdi.
Non bastavano i consumi crescenti di Cina e India, la capacità di raffinazione insufficiente, il calo della produzione in certe aree a causa degli uragani, la speculazione permanente, l'andamento oscillante delle scorte negli Usa e le tensioni con l'Iran. A far volare nuovamente le quotazioni del greggio ora si aggiunge la crisi aperta fra la Turchia e il Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk), che potrebbe portare al risultato di una invasione delle truppe di Ankara nel Nord Iraq.
La Turchia reagendo all'ultimo attacco e all'uccisione di alcuni suoi militari schierati al confine con l'Iraq, ha dato alle sue forze armate il via libera per compiere, "se necessario", incursioni anche nel Nord Iraq al fine di liquidare i locali "santuari" dei curdi del Pkk, da cui proverrebbero gli attentatori che colpiscono in Turchia. Un'ipotesi che scuote i mercati, perché proprio nel Nord Iraq, ad esempio nella zona di Kirkuk, si trovano una buona parte dei pozzi petroliferi del Paese che, non va dimenticato, detiene le maggiori scorte mondiali di greggio dopo l'Arabia Saudita e l'Iran. "Se cominciano a bombardarsi attraverso il confine - è il commento di Addison Armstrong, capo economista di Tfs Research nel Connecticut - i prezzi sono destinati a salire". Il governo turco presenterà entro la settimana una legge al Parlamento per chiedere l'autorizzazione ad eventuali incursioni oltre il confine. Anche se un'invasione dovesse effettivamente accadere - spiegano gli esperti - nulla cambierebbe sotto il profilo dell'offerta reale di greggio sui mercati. Eppure la minaccia di un allargamento alla Turchia dell'instabilità che agita l'Iraq basta a scatenare ulteriori tensioni, e a gettare un'ombra sulla futura capacità di produzione dell'Iraq. I prezzi potrebbero tornare a scendere la prossima settimana, con molti operatori pronti a scommettere che l'Opec potrebbe nuovamente ritoccare al rialzo le proprie quote di produzione, e che la domanda in calo da parte degli Usa faccia salire le scorte del Paese, primo consumatore mondiale di petrolio.

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